Testimonianza di Marco*
Sono cresciuto in un istituto per sordi. Ricordo ancora con chiarezza un meccanismo abituale di inganno, messo in atto dal responsabile delle classi specializzate.
All’epoca, l’istituto accoglieva circa 120 studenti sordi, suddivisi in classi da 8, come previsto dalla normativa vigente.
C’erano all’incirca 15 classi in totale. Solo una quindicina di alunni erano in grado di parlare bene a voce.
Per questo, in ogni classe veniva inserito almeno un alunno ‘modello’, scelto strategicamente per fungere da esempio positivo per gli altri.
Ma durante le frequenti visite di delegazioni universitarie, il responsabile manipolava deliberatamente la composizione delle classi per creare una narrazione compiacente sull’efficacia del metodo oralista.
In un caso specifico, sette studenti sordi non fluenti vennero allontanati temporaneamente da una classe, sostituiti con sette alunni di altre sezioni che sapevano parlare a voce. Lo scopo era chiaro: far credere ai visitatori che tutti e otto gli studenti presenti sapessero parlare bene a voce, portandoli a concludere che l’intero istituto stesse ottenendo risultati brillanti grazie all’oralismo.
Da sordo che ha vissuto tutto questo sulla propria pelle, oggi ne sono certo: se quel responsabile riusciva a ingannare così facilmente, anche oggi altri continuano a farlo.
Del resto, ho conosciuto molti sordi con impianto cocleare che, nonostante tutto, parlano ancora molto male, non solo a voce ma anche per iscritto, con gravi difficoltà nella lingua italiana.
* Il nome riportato in questa testimonianza è stato cambiato per rispetto della privacy.