❌ FALSO
🧾 Risposta in parole semplici
Le persone sorde sono perfettamente in grado di essere autonome, a patto che l’ambiente non sia discriminatorio. Possono guidare, viaggiare, lavorare, prendere decisioni, sposarsi, vivere da sole o con la propria famiglia, partecipare a riunioni e svolgere qualsiasi altra attività.
Il problema non è essere sordi, ma vivere in un contesto che non garantisce accessibilità. Se mancano interpreti di Lingua dei Segni, se una visita medica non prevede comunicazione visiva, se una stazione è priva di display: è la società, non la persona sorda, a creare la dipendenza.
🗣 Punto di vista della comunità sorda
La comunità sorda rigetta con decisione l’idea dell’accompagnamento come necessità. Non siamo bambini da accudire, ma persone adulte, autonome e capaci, che chiedono soltanto di poter vivere in un mondo accessibile. Parlare di accompagnamento obbligato significa, in realtà, mettere in luce l’incapacità della società di garantire un ambiente accessibile alle persone sorde. Non è la persona sorda ad avere un limite, ma il contesto che la circonda a non essere all’altezza dei suoi diritti.
📖 Origine di questo pregiudizio
Questo falso mito nasce da una mentalità assistenzialista e paternalista, che per decenni ha trattato le persone sorde come fragili o incapaci. Famiglie, scuole e istituzioni hanno spesso impedito loro di sviluppare piena autonomia, iperproteggendole fin dall’infanzia.
A questa mentalità si aggiungeva una totale assenza di accessibilità. In un mondo privo di strumenti adeguati, molte persone sorde si sono trovate “costrette” ad affidarsi a parenti o amici udenti, contribuendo così ad alimentare il falso mito che una persona sorda non possa agire in autonomia.
🎓 ISTRUZIONE
Poiché la scuola è considerata il fondamento della crescita individuale, in diverse nazioni — come gli Stati Uniti e la Germania — si continua a insegnare esclusivamente la Lingua dei Segni alle persone sorde, riconoscendo che la trasmissione delle informazioni attraverso la vista è il canale più naturale e accessibile per chi comunica visivamente.
In Germania, le scuole per sordi che utilizzano la Lingua dei Segni continuano a esistere e a funzionare regolarmente. Probabilmente, il Governo tedesco ha adottato una strategia intelligente, capace di evitare sprechi di denaro pubblico: se si dovesse garantire un interprete di Lingua dei Segni in ogni singola scuola frequentata da un alunno sordo, il costo complessivo sarebbe molto elevato su scala nazionale.
Per questo motivo, il sistema tedesco ha scelto di mantenere scuole specializzate in molte città, permettendo agli studenti sordi di frequentarle quotidianamente come frontalieri, tornando a casa ogni giorno, senza dover più alloggiare negli istituti, come avveniva in passato.
Questo modello ha garantito contenimento dei costi, presenza stabile di insegnanti segnanti e una formazione pienamente accessibile. Ha favorito l’emergere di un numero crescente di docenti sordi qualificati, rafforzato l’autonomia personale e incentivato l’accesso a percorsi universitari specifici, creando una filiera formativa realmente inclusiva.
Non a caso, esiste ancora oggi una prestigiosa università interamente dedicata alle persone sorde — la Gallaudet University di Washington D.C. — dove migliaia di studenti hanno conseguito titoli accademici con gli stessi risultati degli udenti, grazie a una solida formazione costruita nella propria lingua naturale.
A livello internazionale, un numero crescente di università offre servizi di interpretariato in Lingua dei Segni durante lezioni, esami, tirocini, seminari e attività accademiche. Questa prassi è considerata fondamentale per l’effettivo esercizio del diritto allo studio e per l’inclusione culturale della popolazione studentesca sorda.
Al contrario, in Italia e in altri Paesi, con la scusa dell’integrazione scolastica — ormai imposta come modello “internazionalizzato” — molte scuole specializzate per persone sorde sono state chiuse. Questa scelta è stata presentata come inclusiva, ma spesso aveva tutt’altro scopo: soddisfare il desiderio di alcune famiglie di tenere i figli vicini senza più mandarli in istituti lontani, assecondare pressioni indirette del settore medico interessato alla diffusione dell’impianto cocleare e, più in generale, evitare il confronto con i diritti linguistici delle persone sorde.
Il risultato? Molti bambini sordi si sono trovati costretti a seguire le lezioni in lingua parlata, senza interpreti, senza supporti visivi, senza alcun accesso reale ai contenuti, ovvero la mancanza degli assistenti alla comunicazione impreparati e privi di conoscenza della LIS. Una decisione calata dall’alto, che ha avuto gravi ripercussioni sul piano educativo, linguistico e culturale.
La maggioranza delle persone sorde in Italia è cresciuta in un sistema che ha negato loro il diritto alla piena comprensione e partecipazione. Gli studenti udenti — dotati di tutti gli strumenti — restavano gli unici realmente liberi di apprendere.
Troppe scuole, spesso impreparate, si sono promosse con slogan sull’integrazione, ma nella pratica offrono solo poche ore settimanali di presenza dell’interprete LIS. Alcuni genitori hanno dovuto avviare battaglie legali per vedere riconosciuti i pieni diritti dei propri figli, rivendicando l’accesso ai servizi garantiti dalla legge. Sempre più tribunali hanno dato loro ragione, condannando gli Uffici Scolastici Regionali e le scuole a garantire le misure previste in modo pieno ed effettivo.
Tuttavia, queste sentenze non bastano: la maggior parte delle persone sorde in Italia non riceve ancora oggi un’educazione completa all’interno di strutture, percorsi e ambienti realmente adeguati alle loro esigenze.
Il risultato reale? Non solo le persone sorde segnanti, ma anche molti sordi oralisti, con o senza impianto cocleare, non hanno ricevuto la stessa istruzione, proprio a causa dei fattori sopra indicati: chiusura delle scuole specializzate, mancanza di accessibilità, presenza di assistenti alla comunicazione impreparati e privi di conoscenza della LIS, assenza di riconoscimento della lingua visiva e pressioni ideologiche ed economiche esterne alla comunità sorda.
Tutto ciò ha compromesso, in ogni caso, la sicurezza interiore e l’autonomia personale delle persone sorde nella società.
ACCESSIBILITA’ TELEFONICA
Negli Stati Uniti, per legge, esistono numerosi Servizi di Video-Relay (VRS), operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a beneficio delle persone sorde. Tali servizi consentono la comunicazione in tempo reale con interlocutori udenti tramite interpreti video, che fungono da ponte comunicativo tra le due parti. L’interprete, connesso in video con la persona sorda e in audio con l’interlocutore udente, traduce e trasmette la conversazione in modo continuo e fluido, rispettando i tempi naturali dell’interazione.
In Italia, un modello parziale è rappresentato dal servizio “Comunicaens”, che tuttavia non garantisce un accesso continuativo 24 ore su 24, né è disponibile su scala nazionale. Il numero di interpreti è ancora troppo limitato, e i tempi di attesa per le persone sorde risultano spesso eccessivi.
Gli orari ristretti e le forti disparità territoriali configurano una grave disuguaglianza in termini di diritto alla comunicazione, autonomia personale e partecipazione piena alla vita pubblica.
ACCESSIBILITA’ COMUNICATIVA
Negli Stati Uniti e in Germania, è garantito — per legge — l’accesso gratuito agli interpreti di Lingua dei Segni per tutte le visite sanitarie, a carico delle casse sanitarie pubbliche, assicurando una comunicazione diretta, efficace e dignitosa tra pazienti sordi e personale medico.
Nel Regno Unito, è previsto per legge l’accesso gratuito agli interpreti di Lingua dei Segni negli ambienti di lavoro, per garantire la comunicazione tra dipendenti sordi e i datori di lavoro, colleghi udenti e l’utenza esterna nei servizi pubblici agli sportelli. Tale diritto include anche la partecipazione a corsi di formazione e aggiornamento professionale, assicurando così l’effettiva inclusione lavorativa delle persone sorde.
In Danimarca, è previsto per legge l’accesso gratuito agli interpreti anche durante eventi familiari, per permettere alla persona sorda di comunicare pienamente con tutti i presenti.
In Finlandia, gli interpreti vengono inviati nei luoghi culturali, spirituali e didattici, ogniqualvolta sia presente una persona sorda, garantendo il diritto alla partecipazione in ogni ambito della vita sociale.
Sempre più musei, in molti Paesi, hanno inserito la Lingua dei Segni accanto alle lingue straniere parlate. Mentre i visitatori udenti fruiscono dei contenuti audio tramite cuffie, le persone sorde possono accedere alle stesse informazioni attraverso dispositivi visivi in Lingua dei Segni.
In Italia, tuttavia, permane una mentalità paternalista e assistenzialista che ostacola la piena affermazione dei diritti delle persone sorde. La carenza di accessibilità continua a costringere molte persone sorde a dipendere da familiari, amici o accompagnatori udenti anche per compiti basilari della vita quotidiana.
Questo contesto, protratto per decenni, ha alimentato il falso mito secondo cui le persone sorde non sarebbero autonome, contribuendo a rafforzare narrazioni pericolose, come quella secondo cui l’impianto cocleare rappresenterebbe l’unica soluzione efficace.
Si tratta di una visione semplificata e abilista, che nega il principio del libero diritto di scelta e svaluta la ricchezza linguistica e culturale della comunità sorda.
❌ Il mito dell’impianto cocleare come unica soluzione
La mentalità italiana — come accade anche in altri Paesi fortemente influenzati dal settore sanitario o da approcci pigri e sbrigativi — continua a proporre l’impianto cocleare come scorciatoia per “risolvere” la condizione delle persone sorde, promettendo che, grazie all’impianto, non ci sarà più bisogno di garantire supporti all’accessibilità.
Così facendo, si alimenta una narrazione pericolosa: quella secondo cui una persona sorda “dipende” finché non diventa udente.
Va detto con onestà che sempre più persone sorde impiantate hanno poi espresso delusione e frustrazione: i medici avevano promesso che, con l’impianto, sarebbero diventate “udenti”, ma la realtà ha spesso smentito queste aspettative.
Numerose testimonianze riportano gravi carenze di accessibilità anche dopo l’intervento, a dimostrazione del fatto che l’impianto cocleare non elimina la necessità di garantire diritti, servizi e pari opportunità.
Si tratta di una semplificazione ideologica e tecnocratica, che contrasta con il diritto alla libera scelta e con la valorizzazione della diversità linguistica e culturale.
💥 Conseguenze dannose di questa mentalità
Questa visione arretrata ha effetti profondamente negativi:
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Sminuisce la dignità delle persone sorde
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Rende invisibili le loro capacità
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Crea dipendenza forzata, anche in età adulta
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Giustifica l’esclusione da luoghi e decisioni
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Genera ansia e senso di inadeguatezza
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Fa percepire la persona sorda come “eterna minorenne”
💡 Riflessione finale
In poche parole, se una persona sorda ha bisogno di supporto, deve essere lei a chiederlo, non noi a imporglielo. Essere sordi non equivale a essere dipendenti.
Quello che serve è una società più accessibile, non una scorta personale permanente.
Questa è la vera inclusione: fare in modo che nessuno debba “portarsi un udente” per farsi capire.
Allora, i sordi devono sempre essere accompagnati da qualcuno?
❌ FALSO
per tutte le ragioni sopra indicate: non è la persona sorda a dover cambiare, è la società che deve diventare accessibile.